venerdì 23 luglio 2010

Agente di Cambio fallito: ora dirigente alla CC&G

LE MALEBANCHE 2 - IL CASO GIOFFREDI

Ricordate Antonio Gioffredi, protagonista - con De Asmundis & C.
- del crac che ha mietuto più vittime (oltre mille) dopo
l'affondamento della Sim Professione e Finanza? Dichiarato
fallito, revocato dalla carica di agente di cambio, il bel
Gioffredi - una smisurata passione per le acrobazie off
shore, oltre che borsistiche - ha ripreso a veleggiare con
il vento in poppa. Sottocosta, per non dare nell'occhio? A
bordo di un gommone, tanto perché pochi lo possano avvistare?

Neanche per sogno: a bordo di una corazzata, sul ponte di
comando, a dirigere le operazioni, ad occuparsi di "trasparenza finanziaria".
Ai confini della realtà? No, ci troviamo dentro
il salotto buono, buonissimo della finanza che conta.

Antonio Gioffredi, infatti, fa capolino nell'organigramma
di CC&G, Cassa di compensazione e garanzia, una spa
da ben 33 milioni di euro come capitale sociale (siamo
intorno ai 60 miliardi delle vecchie lire). Fondata dieci anni
fa - a marzo 1992 - con sede nella prestigiosa piazza del
Popolo a Roma, la Cassa ha un oggetto sociale molto
tecnico ma, in soldoni, assai semplice: è stata costituita
per tutelare i risparmiatori, per rappresentare un
baluardo di garanzia e compensazione, appunto; perché,
si sa, il mare della finanza è popolato da squali e pescecani.
E chi meglio di lui, Gioffredi, può conoscere i meccanismi
della truffa? Non è, del resto, quella omeopatica la miglior
medicina?

Detto fatto, il fallito bell'Antonio, che non può per legge
esercitare neanche la professione di agente di cambio,
non può più nemmeno emettere un "grido" nei recenti
della borsa, ora è il Manager responsabile
del delicatissimo settore "Clearing & Operations"
all'interno di CC&G.

Ma entriamo nello scrigno della società e vediamo cosa
c'è davvero all'interno della Cassa. Il maggiore azionista
è nientemeno che la Borsa: è infatti la Borsa Italiana spa
a detenere la maggioranza azionaria, con 3.250 titoli (per
un totale di circa 20 milioni di euro). Vengono poi il gruppo
Banca Intesa Comit e una spa, Capitalia, con 500 azioni a
testa (per un controvalore di 3 milioni di euro ciascuno).
Seguono a ruota - con pacchetti da 250, pari ad 1 milione
e mezzo di euro - la Banca Nazionale del Lavoro, la Popolare
di Milano, la Deutsche Bank, il Banco di Sicilia e la Caboto
Intesabci Sim spa (che ritroveremo più avanti).

Ed eccoci ai vertici aziendali. A presiedere il consiglio
d'amministrazione è Marcello Tacci; Renato Tarantola
il consigliere delegato; Danilo Battistelli il direttore
generale. Completano il cda il palermitano Caio Massimo
Capuano, Vladimiro Vincenzo Mioccio originario di Caracas,
i milanesi Andrea Giochetta, Raffaele Jerusalemi e Michele
Monti, il romano Fabrizio Plateroti, il cremonese Alessandro
Chieffi. Fra i membri del collegio sindacale,
guidato dal meneghino Giuseppe Levi, figura
il partenopeo Claudio Patalano.

http://www.lavocedellacampania.it/inchiesta_settembre_2002.htm

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